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Con questa escursione siamo nuovamente nel Chianti montuoso, anzi attorno e sulla sua montagna più alta, il monte San Michele con 892 metri di altezza. Si tratta di un percorso ad anello con poco meno di 13 km di distanza totale; la quota minima è di 600 metri, la massima 892. Per valutare la fatica del percorso bisogna considerare la somma di tutti i tratti in salita (l'altezza cumulata che talvolta viene chiamata dislivello, ma il termine è ambiguo) che in questo caso è di 680 metri. Ovviamente, trattandosi di un anello, anche la somma di tutti i tratti in discesa deve avere lo stesso valore! Considerando questi parametri e il terreno che è quasi sempre privo di grossi ostacoli da superare, tutt'al più fangoso dopo piogge abbondanti, abbiamo classificato l'escursione di tipo E, secondo i criteri del CAI. Valutiamo che il gruppo dovrebbe percorrere l'intero tragitto in non più di 5 ore e contando un paio di ore per le soste, l'intera escursione dovrebbe durare circa sette ore.
Si parte da Lamole costeggiando un podere chiamato Le Masse che è un toponimo di origine longobarda, come del resto il nome della montagna che si richiama all'arcangelo Michele, assai venerato da quel popolo; ancora fino a qualche anno fa dal Valdarno partivano processioni dirette alla chiesa che sorge in cima alla montagna e che rappresentano la manifestazione più recente dell'antico culto michelico, di origine pagana.
Si percorrono dapprima i lati orientati verso sud e sud-est dell'anello salendo lentamente verso la Badiaccia, il borgo di Badia Montemuro, a 700 metri. Il terreno è prevalentemente sabbioso, derivando dalla dissoluzione del Macigno, l'arenaria che abbiamo già trovato a Montescalari e a Monte Gonzi. Solo in alcuni punti troviamo del calcare, che caratterizza la zona di Radda più a sud. La vegetazione è termofila e ricorda quella della macchia mediterranea: la ginestra quella comune e quella spinosa, il cisto, l'elicriso, la roverella, il frassino e il leccio, ma quando cambiamo orientamento e ci troviamo a bacio, compare il cerro e il carpino (fate attenzione ci sono piante di carpino bianco che si riconosce anche in questa stagione per la presenza in terra della caratteristica brattea, un paio di cm, che avvolge il frutto e per qualche sparura infruttescenza ancora presente sulle piante) .
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.....La caratteristica brattea dell'infruttescenza del Carpino Bianco (Di Rasbak - Opera
......propria, CC BY-SA 3.0 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=213261
Il borgo della Badiaccia si sviluppò subito dopo l'anno mille attorno ad un'importante Badia consacrata da Umberto di Silvacandida, grande protagonista della riforma della Chiesa, ma anche della rottura definitiva con quella orientale. Dell'antica abbazia sopravvive solo il rudure del transetto, le belle pietre calcaree sono state utilizzate per edificare l'attuale chiesetta di San Pietro.
Dopo una breve sosta, dopo aver constatato che l'osteria è chiusa, si riparte percorrendo un tratto asfaltato della provinciale 68 che diventa 72, passando dal comune di Radda a quello di Greve allo scollino, il passo del Morellino. Al bivio sulla sinistra si lascia l'asfalto e si ritorna nel bosco; ora siamo sul versante nord della montagna e davanti a noi si scorge a tratti il Valdarno. Cambia di nuovo l'orientamento, non cambia il terreno, sempre sabbioso, ma cambia la vegetazione: il castagno, il carpino e il cerro e, via via che si sale, i recenti rimboschimenti a conifere, che qui prosperano ad una quota bassa proprio a causa dell'orientamento: la predominante, l'abete bianco e tanta Tuia. Notate la differenza tra i due tipi di abete data dall'ago, dal portamento e, soprattutto, dalla presenza della caratteristica pina con brattee nel caso della Douglasia e l'assenza di pina a terra, dal momento che si squama, nel caso dell'abete bianco.
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...................L'abete di Douglas con la caratteristica pina ancora sulla pianta
Giunti in cima al San Michele, ci fermiamo nell'area attrezzata del parco per una eventuale grigliata e il pranzo. Dopo aver visitato almeno esternamente la chiesa dedicata a San Michele e costruita nel 1300, riprendiamo prima in quota lungo il crinale e poi scendendo lungo il contrafforte che porta a Lamole.
Il percorso (e non la traccia) è disponibile in ViewRanger all'indirizzo:
https://my.viewranger.com/route/details/MjE2MzEyOQ==
• Punto di ritrovo: ore 8:30 al parcheggio dei Falciani, dove compatteremo le auto, faremo colazione al gilegiolo e, per chi vuole, acquisteremo panini, acqua ecc.
• Alle ore 9:15 al massimo arriveremo a Lamole e dope averci cambiato le scarpe inizieremo l'escursione
• Dovremmo finire entro le 16:00-16-30 ancora prima del tramonto
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........La chiesa di San Michele (https://commons.wikimedia.org/wiki/User:Vignaccia76)
Dal momento che l'osteria "Rifugio del Chianti" a Badia Montemuro, dove abbiamo mangiato benissimo durante la preparazione dell'escursione, chiude con l'ultima domenica di caccia al cinghiale ed è chiusa fino a primavera e non vi sono lungo il cammino, né nelle vicinanze, trattorie o locali adatti ad un'escursione, non è prevista merenda cena, se non una grigliata all'aria aperta usando i fornelli preposti in cima al San Michele. Quindi portatevi da mangiare (e da bere) per gli spuntini e il pranzo che faremo nel parco. Per l'eventuale grigliata si consiglia carne che si cuoce rapidamente, come salciccie, scamerita e simili tenendo conto che non avremo molto tempo e che alle 17:00 è buio e l'ultima parte del percorso è nel bosco e nei campi.
Per il vestiario regolatevi con il meteo e vestitevi a strati. Scarpe comode, dotate di suola aggrappante. Consiglio scarponcelli e bastoncini.
I capogita ringraziano i soci Paolo Mantovanelli e Anna Caini per l'aiuto ricevuto nel mettere a punto l'escursione.
Per ogni altra richiesta contattate i capogita, Antonio, Piero e Stefano ai numeri 3334790218 e 3291868081, 3311315903 anche via Whatsapp. Confermate la vostra adesione contattando direttamente i capogita entro le 12 di sabato 2/2/19.
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